GEOGRAFIE DELL’IMMAGINARIO

LA CRITICA

Nel viaggio onirico di Calvino le città divengono “come i sogni, sono costruite di desideri e di paure e anche se il filo del loro discorso è segreto, le loro regole assurde, le prospettive ingannevoli, ogni cosa ne nasconde un’altra”.

Questa citazione più di ogni altra possibile, da trarre dalla variegata geografia dell’immaginario di Italo Calvino, può adattarsi alla perfezione alla produzione artistica proposta da tutti coloro i quali hanno risposto all’invito di rendere omaggio al volume “Le città invisibili”. Voler celebrare in arte il testo di Italo Calvino nasce dal desiderio del circolo “Amici nell’Arte” di Garlenda che con impegno costante promuove i più alti valori della cultura, dell’arte e del bello. L’associazione nel perseguire sempre nuovi e validi obiettivi, nel corso degli anni ha raccolto una nutrita schiera di artisti ed estimatori creando una vera e propria rete di amicizie e di solide collaborazioni. Questa nuova iniziativa artistica degli “Amici nell’Arte” vede protagonista un testo letterario che per sua propria natura si presta ad essere rielaborato artistica-mente grazie alla intensa carica narrativa ricca di suggestioni e di spunti visivi, che si rincorrono seguendo il fluire di una narrazione originalissima e plurisfaccettata. Tutti gli artisti in mostra, provenienti da luoghi vi-cini e lontani, riescono con la propria cifra stilistica a creare percorsi onirici, a descrivere con segni e colori trame, visioni, desideri e paure.

Ciò che muove lo spirito dell’artista verso la creazione e che permette di ottenere la giusta carica di genialità, è quanto di più segreto possa esserci nell’atto creativo. Una tensione che si mantiene viva dal momento in cui nasce l’ispirazione e procede, talvolta a fasi alterne, fino all’opera ultimata, essa è una sor-ta di codice segreto che segue delle regole proprie che, viste dal di fuori, possono apparire talvolta assurde. Le prospettive da cui si diramano le visioni e le interpretazioni del florido impero di Kublai Khan sono innumerevoli tanti quanti gli artisti che si fanno cantori, al pari di Marco Polo, di sensazioni uniche. Un viaggio magnetico, in cui tutto quello che viene mostrato, in realtà cela dell’altro, “e come veramente sia la città sotto questo fitto involucro di segni, cosa contenga o nasconda, l’uomo esce da Tamara senza averlo saputo”.

Tamara così come tutte le altre città narrate da Italo Calvino si fruiscono in una continua commistione tra reale e immaginato, tra vissuto e desiderato che prendono immediatamente forma nelle sculture, sulle tele, negli scatti e nelle numerose espressioni d’arte presenti nel percorso espositivo. Ammirando in susseguirsi le composizioni, si ha l’impressione di viaggiare di città in città e ogni nuovo luogo permette al viaggiatore di “ritrovare il suo passato che non sapeva più d’avere: l’estraneità di ciò che non sei più o non possiedi più ti aspetta al varco nei luoghi estranei e non posseduti”. Un per-corso che al pari del volume può essere goduto tutto d’un fiato, catturando con un solo sguardo quei luoghi che creano connessioni, misteri, contraddizioni e puri incantesimi oppure si può fruire con la delicatezza pari ad una più lenta passeg-giata, che possa permettere di assaporare i luoghi dell’arte.

Maria Rosso »
Giornalista e Critico d’Arte